Pianeta oceano by Mariasole Bianco

Pianeta oceano by Mariasole Bianco

autore:Mariasole Bianco
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2020-03-02T12:00:00+00:00


Uccelli di mare

Pur condividendo l’elemento acqua con i pesci, gli uccelli marini non si bagnano quando vi si immergono. Restano asciutti grazie all’uropigio: una ghiandola preposta a secernere oli e grassi che gli uccelli spalmano sulle penne e sulle piume al fine di renderle impermeabili. Ma le loro capacità impermeabilizzanti non finiscono qui perché al grasso dell’uropigio aggiungono una polverina che deriva proprio dalle ali: le loro piume speciali sono infatti costituite di cheratina, che si rompe in piccoli pezzetti; e rompendosi si sparge in tutto il piumaggio favorendo ancora di più l’impermeabilizzazione.

Come fare poi per bere e per mangiare? Molti di questi uccelli, infatti, spesso non hanno altra scelta che bere acqua salata, e per questo sono provvisti di un’apposita ghiandola del sale: uno speciale meccanismo fisiologico che permette loro di evacuare dal loro corpo il sale in eccesso, concentrandolo in una zona vicino al petto per potersene liberare poi con una specie di starnuto. Circa l’ottanta per cento dei sali ingeriti è eliminato in questo modo. Sono le prede a fornire la maggior parte dell’acqua dolce di cui gli uccelli marini hanno bisogno. Ma anche la caccia ha richiesto soluzioni e adattamenti particolari. Vi sono alcuni uccelli, come per esempio i pellicani, che catturano i pesci usando una sacca espandibile nella parte inferiore del becco, mentre altri preferiscono inseguire le prede sott’acqua afferrandole con i loro becchi uncinati, e altri ancora, come i gabbiani, scrutano l’acqua dal cielo per poi scendere e arpionare i pesci che nuotano vicino alla superficie.

Adattamento: è sempre questa la parola d’ordine. E se sei un uccello che passa la maggior parte del tempo vicino al mare, è naturale che la tua struttura si debba adattare e modificare, che ti debba riscaldare il corpo con sangue caldo pompato nelle arterie e dotarti di zampe corte e tozze e piedi palmati, così da poterli usare come fossero remi. Ma, anche in questo caso, le varianti sono tantissime e per nulla scontate. Prendete i fenicotteri per esempio: anche loro sono uccelli marini. Se andate in Sardegna non faticherete troppo a incontrarli: si trovano proprio alla periferia di Cagliari, nello stagno di Molentargius, dove sorse il primo insediamento umano della zona, la Carales cartaginese. Oggi queste zone umide sono un’area protetta di rilevanza internazionale, tra le più importanti in Europa: un luogo affascinante dove passeggiare, correre o andare in bicicletta tra distese d’acqua di ogni sfumatura di azzurro, piante acquatiche, aironi, cormorani, folaghe e per l’appunto il volo colorato dei fenicotteri, che qui chiamano sa genti arrubia, «il popolo rosso».

Fra l’altro, si tratta di una presenza recente: il fenicottero infatti nidifica in Italia solo dal 1993 e i primi avvistamenti sono avvenuti proprio in Sardegna.

Oggi si trova anche in alcune zone umide in Sicilia, Toscana, Puglia e nelle Valli di Comacchio, dove ne è stata tentata con successo la riproduzione, ma il caso di Cagliari resta unico: è il solo luogo al mondo in cui questi uccelli, di solito schivi, abbiano deciso di fare il nido in un’area cittadina fortemente urbanizzata.



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